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OMOSESSUALITA’: LA FATICA DI RICONOSCERSI

Quando si affronta il tema dell’omosessualità è necessario prima chiarire alcuni concetti legati all’Identità di genere, disturbi dell’identità di genere e all’orientamento sessuale.

Si può descrivere l’identità di genere come l’opinione che ognuno ha di sè stesso in quanto appartenente ad un sesso od all’altro, indipendentemente dal ruolo sessuale che presenta agli altri, volontariamente o no. Dunque essa è l’accettazione della propria e fondamentale natura biologica di maschio o di femmina, la consapevolezza di appartenere al sesso maschile o femminile.

L’identità di genere è quindi una delle componenti fondamentali del processo di costruzione dell’identità. Il termine si riferisce al vissuto di appartenenza ad un genere o all’altro, maschile o femminile, o in modo ambivalente ad entrambi. Tale appartenenza può esprimersi quindi con vissuti e comportamenti corrispondenti o non corrispondenti al sesso biologico.

L’identificazione primaria di genere è quasi sempre contingente con il proprio sesso biologico anche se, occasionalmente, vi sono ragazzi che crescono con la convinzione di essere femmine e ragazze che crescono con la convinzione di essere maschi. Allora si parla di Disforia di genere: quando l’individuo manifesta forte desiderio di appartenere al genere opposto e di liberarsi delle proprie caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie. Tutto ciò rappresenta per il soggetto fonte di grande sofferenza, determinando in alcuni casi un blocco nei vari aspetti della vita quotidiana.
Il termine “transessuale” può indicare le donne e gli uomini che hanno iniziato o concluso un percorso di riattribuzione del genere, cosicché l’aspetto corporeo sia congruente con l’identità di genere. Nel caso si ravvisino le condizioni psicologiche e fisiche adeguate, una persona può quindi accedere ad interventi chirurgici o trattamenti ormonali per l’adeguamento di genere.

L’orientamento sessuale viene definito come la capacità di ogni persona di provare profonda attrazione emotiva, affettiva e sessuale e di avere rapporti intimi e sessuali con individui di genere diverso o dello stesso genere o di più di un genere.
L’orientamento sessuale è composto da comportamento e fantasie sessuali e preferenza affettiva ed attrazione erotica. Il gruppo di appartenenza (eterosessuali o omosessuali) si definisce in base preferenze affettive, erotiche e sessuali. L’orientamento sessuale può avere delle fluttuazioni o modificarsi nel corso della vita, ma non essere cambiato. Infatti l’attrazione verso persone del proprio o dell’altro sesso non può essere modificata dato che non si tratta di una scelta, al massimo si può decidere di non agirla.
Nella nostra società sono ancora presenti molti stereotipi sia negativi che positivi ( i gay sono immorali, i gay sono modaioli oppure sono portati a prendersi cura degli altri) legati al lesbismo e all’omosessualità maschile, così come al genere che contribuiscono a mantenere inalterata visione distorta dell’omosessualità veicolando in particolare il messaggio che l’orientamento omosessuale non si esaurisca nell’attrazione verso individui del proprio stesso sesso, ma determini caratteristiche e attitudini individuali o abilità sociali. Dunque sebbene la società sia divenuta più tollerante l’indesiderabilità sociale permane: in molti contesti (es. piccoli centri) rivelare fare coming-out può essere difficile poiché permangono molti comportamenti discriminatori. L’ansia di essere scoperto dai familiari, amici o colleghi accompagna quotidianamente un individuo che non è ancora riuscito a svelarsi o lo ha fatto solo parzialmente.
Accade inoltre che persone omosessuali non riescano a fare coming-out neanche con sé stessi a causa dei messaggi negativi legati all’omosessualità introiettati e per paura della riprovazione sociale. Tutto ciò porta con sé un’intensa sensazione di disorientamento confusione ed incertezza, contemporaneamente favorendo l’emergere di profondi sentimenti di sfiducia;
Inoltre il soggetto può manifestare tendenza all’isolamento e all’evitamento e/o a difficoltà nelle relazioni intime e affettive; possono ingenerarsi disfunzioni sessuali; comportamenti di abuso di sostanze; disturbi del comportamento alimentare; nei casi estremi, il ricorso al suicidio.
L’omofobia internalizzata può impedire all’individuo di costruire relazioni affettive durature provando attrazione per persone impossibili oppure dichiarando di sperimentare una fase passeggiera.
Percorso terapeutico può aiutare aumentare l’autostima e la consapevolezza delle proprie sensazioni, elementi indispensabili per recuperare benessere psicologico superando le difficoltà affettive e relazionali.

Tratto da  La rivista di Ecologia della Mente "Le coppie omosessuali aspetti specifici ed intervento clinico" pag.87 n.!/2001 e da DSM-5 Raffaello Cortina Editore

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